Alla prima nebulosa dopo la cintura di Orione, celate alla vista di Sirio. Al volgere del mattino sorge l’Abisso: il mio trono si erge alla sue spalle.
Queste le parole che permisero a Morfeo, Dio del Sonno e Signore di Oneiros, di ingannare gli Eroi di Eilean e continuare nel suo piano di acquisizione di un potere che sarebbe culminato con il tentativo di Ascensione al Trono degli Antichi.
Egli era attratto dall’idea di poter assorbire più potere attraverso i sogni e gli incubi degli Eroi provenienti dai mondi sfiorati dai Rami di Yggdrasil, pertanto, facendo appello ad un antico incantesimo, chiese di ospitare l’Agone su Oneiros, sovrapponendo quindi i due mondi grazie alla complicità di uno dei convocati della Ninfea che, a sua insaputa, divenne tramite di questo potente e antico rituale. L’eccentricità di Morfeo, che si palesò sotto forma di inganno, si convogliò nel suo voler dare ospitalità, portando letteralmente Oneiros su Eilean. L’intento di Morfeo era quello di guadagnare potere estendendo il proprio dominio non solo sui dormienti, ma anche su coloro che da svegli vivono i loro sogni o incubi. Questo processo però, non essendo naturale per le leggi e gli equilibri di Yggdrasil, vide aggravarsi una situazione già pesante per l’Agone stessa e gli Eroi si trovarono catapultati in una situazione rara, di cui pochi avevano memoria. Una delle prime vittime dell’Inganno di Morfeo fu proprio Guerka che, vedendo materializzarsi l’oggetto del proprio sogno, ovvero la sorella Tasha, chiese all’Obelisco un permesso momentaneo: tale lasciapassare le avrebbe concesso di essere completa, diventando per la Ninfea la giusta guida che fino a quel momento non era stata. Il congedo che le venne accordato, le fu concesso solo perché lo Spirito della Ninfea avrebbe seguito l’Ordine per tutta la convocazione, inneggiando al Superno ad ogni vittoria. Guerka giurò di tornare appena alla fine di quella convocazione, qualsiasi fosse stato l’esito della sua caccia.
Eppure sullo sfondo v’era l’ombra ossessiva di quella struttura di cui i Convocati avevano sentito parlare solo per bocca delle Streghe di Morva: il Labirinto del Dormiente. I sentimenti dei convocati erano dominati da rancore e rabbia a causa dell’inganno subito e della loro ingenuità nei confronti di Morfeo facessero, nonostante questo questo gli eroi, sfida dopo sfida, riuscirono a completare anche questa Agone. L’ingresso al Labirinto si rivelò molto più arduo e complesso di quanto descritto, perché a difesa del Dormiente vi era un demone chiamato Gorgone, con il sembiante di una donna, ma i serpenti al posto della folta capigliatura. Chiunque incrociasse il suo sguardo, veniva tramutato in pietra. Molte furono le spedizioni che portarono diversi gruppi di Eroi ad esplorare il labirinto. In una delle sale v’era anche una Sirena alla quale era stata tolta la voce: per accedere alla stanza del Dormiente bisognava sconfiggere la Gorgone, e l’unico modo sarebbe stato addormentarla grazie alla Sirena. Ci volle tutta la notte per distillare la voce della Sirena in una pozione, ma alla fine gli Eroi furono in grado di ridonarla a colei che l’aveva persa. La sirena cantò, e sia la Gorgone che le statue sue alleate, che infestavano il labirinto, si addormentarono. La stanza del Dormiente, tuttavia, era vuota: un giaciglio nobiliare era ancora lì, e il Globo giaceva sulle lenzuola di broccato blu e oro. Coloro che interrogarono gli spiriti e le nature arcane riuscirono a vedere cos’era accaduto. Come in un sogno essi videro un uomo di bell’aspetto e dai tratti gentili che dormiva su quel giaciglio con il il Globo agognato dalle streghe sul petto. Braccia esili e candide, ma forti abbastanza, afferrarono l’uomo, togliendolo dal proprio giaciglio, ma lasciano il Globo dove gli Eroi l’hanno trovato. Al posto del Dormiente, la donna che aveva tolto il suo corpo dal giaciglio, accompagna nel labirinto sia la Gorgone che la Sirena, lasciandole lì e andando via. Il sorriso della donna era inconfondibile per chiunque l’avesse conosciuta: era la Principessa Eilonwy di Prydain, durante la sua corruzione ad opera di Gmork di Fantàsia.
Apprese queste preziose informazioni, gli Eroi riportarono tutto al Concilio di Guerra, che decise nottetempo di interrogare Gmork su alcuni avvenimenti diversi dalle informazioni del Labirinto poiché essi decretarono che aver recuperato il Globo fosse stata la parte più importante di tutta la Convocazione. Un pezzo fondamentale che li avrebbe avvicinati alla sconfitta di Re Cornelius, grande assente, tranne che per la prima sera, di quella convocazione. Gmork accettò di rispondere alle domande a patto che gli Ordini si impegnassero a togliergli il collare forgiato su Nidavellir che gli aveva imposto Re Cornelius. Il collare era fatto di un particolare metallo, un’oro detto Uru. Minerale asgardiano dotato della capacità di assorbire energia e magia. L’unico modo di liberare Gmork da quel giogo, sarebbe stato creare un artefatto Alchemico o alla Forgia, capace di spezzare le catene fatte con CONOSCENZA – FORZA – SOPRAFFAZIONE. Chiunque si sarebbe cimentato per aiutarlo avrebbe dovuto creare un’ascia o tenaglia con la Forgia, infusa dei valori primordiali di PROTEZIONE, VITA e IRA, tutti però abbinati a uno Stygma Oxidis Minor, oppure, con stessi valori e stygma, una pozione/acido che avrebbe sciolto il collare. Durante l’interrogatorio di Gmork, i mistici di Amaranto Ninfea e Mirto crearono una porzione di terra benedetta, dove lo spazio e il tempo non sarebbero esistiti e dove Gmork era assolutamente se stesso, senza essere preda del Caos e della Corruzione. Le domande fatte non portarono alla conclusione voluta da Azrael, tanto che questo scatenò la sua Ira sui tre che avevano fallito la missione. Nimue del Mirto, Etain della Ninfea e Jayce dell’Amaranto furono maledetti dal Varelsen a non sentire felicità e gioia. Tuttavia Jayce, aiutato dai suoi confratelli di Ordine, riuscì ad ingannare Gmork, che bevuta una pozione di dominazione, svelò la risposta alla domanda del Varelsen: Gmork non è più asservito al potere del Nulla di Fantàsia. Questo fece annullare la sua maledizione, che invece perdura ancora su Nimue ed Etain. L’Ordine dell’Amaranto adempì alla promessa, liberando Gmork dalle catene di Nidavellir. Il Lupo di Fantàsia però, conoscendo bene l’incanto dell’inganno di Morfeo, diede ai Convocati un ultimo aiuto: quello cioè di indicare loro i luoghi dei ricordi delle coordinate per staccare Eilean da Oneiros, cosa che comunque non si sarebbe potuta compiere in quella Convocazione poiché mancavano due elementi fondamentali. Per completare il rituale inverso, servivano sia i Cardini che la Triade dell’Ordine, assente a causa di Guerka che intanto era stata rapita da Morfeo e soggiogata in una cella del suo Regno. Dopo il ritrovamento delle coordinate, Erwin, Azrael e Gmork, decisero di restare su Oneiran (nome della fusione dei due mondi) per cercare Guerka e salvarla, giurando che, se avessero avuto problemi, avrebbero usato il potere dell’Obelisco per indire una nuova Convocazione. Cosa che poi avvenne…
I convocati lasciarono Oneiran con questa classifica dopo l’ultima Retribuzione:
Amaranto 18 archeios
Mirto 17 archeios
Ninfea 11 archeios
Fu nell’incertezza di un futuro nebuloso, che senza avere notizie o altro, gli Eroi dei Mondi sfiorati da I Rami di Yggdrasil furono nuovamente convocati per un’ennesima Agone.
Editing by Vincenzo Romano